
Eccezionale intervento salva l'intestino di un
neonato malformato
Una
complessa operazione chirurgica in due fasi realizzata al Burlo Garofolo di
Trieste in una straordinaria prima mondiale ha risparmiato a un bimbo una grave
disabilità permanente
I chirurghi dell'ospedale Burlo Garofolo di Trieste
ha compiuto un'operazione eccezionale, mai tentata prima al mondo, grazie alla
quale un neonato affetto da atresia intestinale diagnosticata in gravidanza avrà
una vita sana. Il neonato era affetto da una malformazione molto grave
dell'apparato digerente, l'atresia intestinale, peggiorata da due rare
complicazioni (la parete intestinale detta "a buccia di mela", e la malrotazione
dei visceri). Sono stati necessari due interventi chirurgici, il primo a circa
un'ora dalla nascita, il secondo dopo quattro mesi, e l'utilizzo di una tecnica
mai eseguita prima al mondo. Oggi, a cinque mesi dal primo intervento, la
verifica delle condizioni di salute: il bambino - residente in Friuli, e inviato
dal locale ospedale al Burlo Garofolo per la conferma della diagnosi in fase
prenatale - risulta guarito.
Circa 10 mesi fa, un'ecografia di routine aveva
rivelato nel feto di cinque mesi la presenza di una grave malformazione
intestinale, l'atresia. Una malformazione invalidante, che non permette una vita
normale, e impone l'alimentazione per via parenterale.
La prassi prevede
infatti, in casi analoghi a questo, una stomia, che elimina chirurgicamente la
parte atresica dell'intestino. Questa operazione comporta, però, una pessima
qualità della vita del paziente e, a lungo andare, un danno epatico che porta
inesorabilmente alla necessità di un trapianto di fegato e intestino in età
adulta.
L'equipe chirurgica del Burlo, invece, vista le buone condizioni del
bambino alla nascita, ha deciso di operarlo, con l'asportazione solo di una
piccola parte atresica, riducendo a monte dell'intestino a "spirale" la parte
ingrossata, e operando - cosa davvero unica in letteratura - una prima mezza
derotazione degli organi interni. I dubbi sulla riuscita dell'intervento
riguardavano l'insufficiente irrorazione sanguigna dell'intestino "salvato", e
il conseguente rischio di necrosi della zona.
Dopo quattro mesi (in cui,
oltre all'alimentazione parenterale, si è provato a far ingerire latte per bocca
al piccolo paziente), i medici hanno ripetuto l'intervento chirurgico, trovando
un intestino in ottime condizioni: vitale, ben irrorato e cresciuto fino quasi
ad un metro nel tratto a spirale. E' stato possibile, quindi, nel secondo
intervento, ridurre ulteriormente il calibro della parte ad "imbuto",
ricostruire la continuità intestinale, e completare la derotazione, fino a
portare in posizione fisiologica il colon e l'ileo.
Oggi, a cinque mesi
dalla nascita, il bambino mangia per bocca come tutti i suoi coetanei, cresce di
peso e ha una corretta attività intestinale: risulta, quindi,
guarito.
