Piaghe:per gli specialisti si possono risparmiare sofferenze e fondi |
Un costo diretto al quale va aggiunto quello indiretto sul sistema produttivo, se si pensa che solo per le piaghe da decubito si perdono ogni anno poco più di 460 mila giornate di lavoro (tra pazienti e chi fa l' assistenza), oltre all'influenza che la patologia provoca sullo stato emozionale quando si torna al proprio impiego (il 32% afferma di risentirne in maniera severa e il 62% moderatamente). Non meno significative sono, inoltre, le riverberazioni sul sistema sociale in generale, visto che se non curate appropriatamente le ulcere cutanee possono diventare un serio fattore invalidante. Su un campione di 600 pazienti, l'80% ha, infatti, ammesso che le piaghe gli
impediscono di fare i lavori oltre a procurargli dolore. Di conseguenza la
maggioranza di essi non può camminare a lungo, non riesce a sollevare le borse
della spesa, ha difficoltà nel lavarsi e vestirsi da soli. Alla base del pesante esborso da parte del servizio sanitario per curare gli affetti da ulcere c'è l'obbligo delle cure negli ospedali. Cioè chiunque voglia usufruire di pomate, cerotti e medicamenti deve recarsi nelle strutture territoriali o, addirittura, ricoverarsi. Per questo la media delle degenze per piaghe sfiora i 30 giorni, contro quella dei paesi Ue che varia dai 10 ai 12 giorni, ottenuta privilegiando il servizio sul territorio, la formazione degli operatori e, soprattutto, la rimborsabilità delle cure. Secondo l'Aiuc, infatti, almeno la metà delle degenze, che costano 600 euro al giorno per paziente, si potrebbero abbattere dispensando nelle farmacie i vari prodotti. Allo Stato ciò costerebbe circa 300 milioni all'anno, ma il risparmio che ne otterrebbe è valutato in oltre 500 mln di euro, senza contare l'incidenza positiva sulla qualità della vita per i 2 milioni di italiani costretti a ricoverarsi e a fare la fila negli ambulatori, oppure, in alternativa, a pagare di tasca propria i presidi medici. "Il nostro problema e' di carattere normativo e formativo" afferma Elia
Ricci, "Da un lato ? aggiunge Ricci - c'è la sottovalutazione delle patologia
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