«Prego, ripassi un'altra volta». Partiti di maggioranza e di opposizione,
direttori generali e medici fanno quadrato e respingono al mittente, il ministro
della Salute, il Ddl sulla governance clinica nel Ssn che ridisegna la plancia
di comando delle aziende sanitarie, diminuendo il potere dei direttori
generali-manager e accrescendo quelli dei medici con la nascita di un primario
coordinatore clinico scelto dagli stessi primari. Un disegno di legge, quello di
Girolamo Sirchia, che è stato esaminato una prima volta dal Consiglio dei
ministri il 19 dicembre scorso e che ora attende le valutazioni delle Regioni.
Solo a quel punto potrà tornare in Consiglio dei ministri ed eventualmente
sbarcare in Parlamento.
Una possibilità che, per la verità, non sembra
vicinissima. Sia perché le Regioni, che oggi potrebbero dare una prima
valutazione sul Ddl, sembrano poco propense a cedere sovranità organizzativa.
Sia perché in Parlamento non sembra spirare un'aria granché favorevole per il
provvedimento del ministro della Salute. Anzi, stando alle indicazioni emerse al
convegno organizzato ieri da Federsanità-Anci e Fiaso, le due federazioni di
aziende e direttori generali, le volontà politiche sono di segno diametralmente
opposto.
Con un'indicazione che emerge su tutte: quella di disegnare
tutti insieme - Governo, Parlamento, Regioni, organizzazioni professionali - le
eventuali modifiche della riforma sanitaria. Ma prima valutando attentamente i
risultati fin qui ottenuti dal processo di aziendalizzazione del Ssn. Un
«tavolo», insomma, o gli «stati generali della sanità», come sono anche stati
definiti. Ma con un altolà di fondo: quello di non intaccare il principio
dell'aziendalizzazione del Ssn.
Il disegno di legge presentato dal
ministro Sirchia «non è la strada ideale», ha dichiarato lo stesso
sottosegretario alla Salute, Cesare Cursi (An). Che ha sottolineato la necessità
di «trovare un punto d'equilibrio» per realizzare un «tavolo comune» in cui le
parti «decidano insieme». Cursi, che all'eccesso di devolution proprio non
crede, ha poi lanciato una proposta per evitare gli eccessi di politicizzazione:
mettere a punto criteri nazionali validi per tutte le Regioni per la scelta dei
manager del Ssn.
Servono però criteri unici anche per la «revoca» dei
direttori generali, ha aggiunto il presidente di Federsanità-Anci, Giuseppe
Fioroni (deputato della Margherita). Che è stato il promotore della proposta
della convocazione degli «stati generali della sanità per fare il punto tutti
insieme - Parlamento, Regioni, Comuni e aziende - sull'attuazione delle riforme
e proporre possibili correttivi». Correttivi che, in ogni caso, dovranno
valorizzare il ruolo dei medici, è la convinzione comune, non solo dei sindacati
di settore, come ha precisato il segretario nazionale dell'Anaao, Serafino
Zucchelli.
(3 marzo 2004)
Roberto Turno (da Il Sole-24
Ore)